LA STORIA

La storia del CAOS viene da lontano:

Nel nome CAOS - Centro Arti Opificio Siri è racchiusa tutta la storia secolare di un luogo dai molteplici significati, dedicato alla produzione, alla sperimentazione e alla rigenerazione. Centro Arti perché oggi il C.A.O.S. con i suoi 5600 m2 è un luogo dedicato all’arte, alla contemporaneità e alla valorizzazione del patrimonio culturale del territorio, Opificio Siri perché sin dal Settecento ospitava una ferriera pontificia, convertita nella prima metà del Novecento in uno stabilimento chimico della S.I.R.I. - Società Italiana Ricerca Industriale.

Inaugurato nei primi anni del Duemila, il CAOS - Centro Arti Opificio Siri è ora dedicato all’arte e alla comunità, presentandosi come un’infrastruttura plurale di spazi polifunzionali ospitanti due musei, il Museo d’arte moderna e contemporanea “Aurelio De Felice” e il Museo archeologico “Claudia Giontella”, il Teatro “Sergio Secci”, ampie sale espositive quali la Sala Carroponte e la Sala Ronchini, spazi per conferenze, una biblioteca, il ristorante-caffetteria Fat Art Club e le aree dedicate alle attività educative, ovvero l’Area Lab e l’Aula Di.m. Grazie alla sua storia, da polo chimico a centro culturale, il C.A.O.S. si configura come un esempio eccellente di rigenerazione urbana in rapporto dialogico con il territorio e la sua comunità di riferimento. 

La rigenerazione dei luoghi: dalla S.I.R.I. al Centro Arti Opificio Siri

Da ferriera pontificia allo stabilimento chimico

La vasta area della Siri, compresa tra il corso del fiume Nera e le pendici del colle Obito,  sin dal 1794 fu sede del complesso dell’ex Ferriera pontificia, a lungo inattiva, e a partire dal 1925 venne convertita in un centro per ricerche e lavorazioni chimiche di proprietà della S.I.R.I – Società Italiana Ricerche Industriali, fondata da importanti personaggi già impegnati nello sviluppo industriale del ternano, quali l’ingegnere Arturo Bocciardo, amministratore delegato della Terni Società per l’Industria e l’Elettricità, Vickers Terni, il Commendatore Vincenzo Nava, amministratore delegato della S.I.A.S – Società Italiana Ammoniaca Sintetica e il chimico Luigi Casale, fondatore della Società Ammoniaca Casale e ideatore di un nuovo metodo per la produzione dell’ammoniaca.

Nel 1926 venne attivato il primo impianto sperimentale per la produzione di ammoniaca sintetica e già nel 1929 si avviò la sintesi industriale del metanolo, comunemente chiamato alcool etilico, da ossido di carbonio e idrogeno, prodotto impiegato come carburante o per la preparazione della formaldeide.

Negli anni Trenta lo stabilimento andò diversificando la sua produzione, orientandosi sugli additivi per la benzina secondo esigenze di mercato e investe in ricerca sperimentando avveniristici prototipi di automobili alimentate ad ammoniaca.

Nel corso dei decenni successivi la vita dello stabilimento affrontò fasi alterne, tra dure crisi e significative riprese, fino agli anni Settanta, quando entrò in declino a causa della scarsa competitività in un mercato sempre più innovativo e mobile. Dopo un lungo periodo di stanca, nel 1985 lo stabilimento chiuse definitivamente. 

Dopo la dismissione degli impianti l’area è rimasta a lungo in stato di abbandono, divenendo una zona grigia nel cuore della città. Un nuovo capitolo si apre nei primi anni Duemila, quando il Comune di Terni, che ha acquisito l’area, la destina a nuova vita collocandovi i musei civici e innestando progettualità innovative ispirate al Distretto Culturale Evoluto.

Della SIRI e delle persone che ne hanno  fatto la storia, sperimentando e lavorando per l’innovazione industriale del ternano rimane a ricordo una targa, posta all’ingresso dello spazio museale, dedicata all’ingegno del chimico Luigi Casale e al suo contributo alla ricerca chimica. La facies attuale del Centro Arti Opificio Siri conserva importanti valenze architettoniche e ambientali risultato di questa sedimentazione secolare: dal cancello di accesso, alle mura perimetrali, al viale alberato fino al laghetto artificiale interno, formato dalle acque del Nera.

Due musei in cerca di una sede: la lunga storia delle collezioni civiche

La formazione delle raccolte museali

Il patrimonio storico-artistico di Terni si articola in diversi nuclei che descrivono la complessità e lo sviluppo della città dalle origini sino ad oggi. Le vicende legate alle collezioni comunali cominciano sul finire dell’Ottocento, quando studiosi come Ettore Sconocchia (Terni 1842-1909) e Luigi Lanzi (Stroncone 1858- Terni 1910) promossero una rinnovata attenzione per la storia e l’arte di Terni, impegnandosi nella conservazione e nello studio delle testimonianze, anche al fine di garantirne la fruizione.

La solerte attività di Sconocchia e Lanzi partì dalla raccolta e dal riordino di quei beni provenienti da conventi e congregazioni di carità soppressi nel periodo post-unitario, che costituirono il nucleo primigenio della Pinacoteca comunale e della Raccolta archeologica e al quale, nel corso del tempo, si aggiunsero i rinvenimenti fortuiti provenienti da campagne di scavo nel ternano e alcune importanti donazioni, tra cui si ricorda quella del conte Elia Rossi Passavanti (Terni 1896-1985). 

Agli anni Trenta risale il primo atto di formazione di una raccolta d’arte contemporanea, con gli acquisti di opere da parte del Comune di Terni in occasione delle Sindacali umbre, incrementati progressivamente fino a costituire un nutrito gruppo relativo alla produzione contemporanea regionale già negli anni Cinquanta.

Negli anni Sessanta e Ottanta questo primo nucleo di esemplari d’arte contemporanea si arricchì notevolmente grazie ad alcune donazioni di artisti locali, tra cui spicca quella dello scultore Aurelio De Felice (Torreorsina 1915 - 1996), figura di riferimento nel Novecento umbro per la sua attività artistica e per il vivace interessamento nei confronti della vita culturale cittadina. Nonostante gli spazi insufficienti, la prima sistemazione di una piccola parte di questa importante raccolta fu allestita in una sezione dedicata presso la Pinacoteca a Palazzo Gazzoli. In seguito all’importante contributo di De Felice, la collezione contemporanea è stata progressivamente incrementata da donazioni e acquisizioni susseguitesi sino all’oggi.

 

Le collezioni peregrinanti: da Palazzo Carrara a Palazzo Gazzoli

Inizialmente ricoverate in vari locali della biblioteca e dell’archivio comunali, nel 1933 le opere e alcuni materiali lapidei delle collezioni civiche furono trasferiti a Palazzo Carrara, da dove, dopo un primo parziale allestimento, vennero nuovamente spostate ed accatastate in locali improvvisati a magazzino con l’intento di tutelarle durante il secondo conflitto mondiale.

Al termine della guerra la Pinacoteca rimase in stato di semi-abbandono fino al 1964, quando fu aperto al pubblico un primo, provvisorio, allestimento della Pinacoteca presso Palazzo Manassei, dove trovarono spazio solo diciotto opere.

Nel 1986 fu inaugurata la nuova sede della Pinacoteca a Palazzo Fabrizi, di proprietà privata, nelle cui sale furono esposte gran parte delle opere d’arte di proprietà comunale; una soluzione che si rivelò però non definitiva a causa delle cattive condizioni dell’edificio.

Nel 2001 le opere della Pinacoteca furono trasferite a Palazzo Gazzoli, recentemente restaurato, ed esposte secondo soluzioni moderne ed adeguate alla fruizione pubblica; tuttavia, gli spazi limitati imposero il sacrificio della raccolta archeologica, che rimase nei depositi di Palazzo Carrara.


Due musei al Centro Arti Opificio Siri


Nel corso della prima decade del nuovo millennio lo straordinario patrimonio artistico della città fu riunito in un’unica sede, trovando finalmente una degna sistemazione nell’area industriale SIRI. Quest’ultima, acquisita dal Comune di Terni tra il 1997 e il 2002, venne riqualificata per ospitare il Museo archeologico “Claudia Giontella”, inaugurato nel  2004, e il Museo d’arte moderna e contemporanea “Aurelio De Felice”, inaugurato nel 2009. In questo processo trasformativo, alla destinazione museale si è aggiunta la riconversione  del complesso di edifici che compongono l’ex area industriale a centro di produzione creativa contemporanea riconosciuto come Centro Arti Opificio Siri.