Negli ultimi anni il dialogo di artisti contemporanei con il Museo Archeologico di Terni ha prodotto quella che, nelle diversità delle risposte date da ogni singolo artista, possiamo oggi definire raro esempio di una programmazione ragionata.
Mostra dopo mostra, gli spazi del Museo hanno risposto in modo inaspettato al confronto con il contemporaneo da una parte dettando regole e comportamenti di un confronto che ogni artista ha affrontato con profondo rispetto e risolto con la propria sensibilità, dall’altra offrendo una imprevista apertura anche a confronto degli interventi di artisti che per linguaggio e forme sembravano, almeno sulla carta, poter essere più problematici da gestire. Ad ogni sfida, sempre diversa dalla precedente e dalla successiva, il Museo è uscito arricchito dal confronto con la contemporaneità e, confessiamo, non poche volte abbiamo avuto l‘ardire di pensare che non sarebbe stata una follia l’ipotesi di un lascito in permanenza all’interno del suo percorso espositivo di alcune delle opere contemporanee esposte nelle mostre temporanee.
Con “IV Millennio” di Fausto Segoni la sfida con la collezione permanente del Museo Archeologico di Terni si rinnova per arrivare alla realizzazione di un progetto che dialoga e si confronta, come mai successo prima, con l’identità, la cultura e l’evoluzione degli Umbri e, in ambito locale, dei Naharki di 3000 anni fa.
L’artista spoletino è cresciuto a forza di progetti meditati e sviluppati nel tempo e da questa modalità di lavoro deriva il percorso proposto sala per sala, in un crescendo che mette a dialogo con i reperti del museo pittura, argilla lavorata, sassi di fiume, effetti sonori, sagome e lavori in filo di ferro o rame, terre dai monti sacri umbri, foglie come supporto di scrittura, spray e impronte, dee in tacchi a spillo e dei in cravatta trasformati in costellazioni e punto di partenza della mostra una sorta di mappa storico-antropologica dell’Umbria interamente disegnata a mano.
Franco Profili
In dialogo con il Museo Archeologico
Con IV Millennio, Fausto Segoni imposta una connessione fra la storiografia e l’estetica contemporanea. La revisione delle culture preromane, appenniniche e dell’Italia Centrale, di cui il Museo Archeologico di Terni custodisce importanti testimonianze, costituisce il punto di partenza dell’indagine dell’artista, nonché la ragione per delineare un parallelismo, una contaminazione, fra l’antichità e il presente storico.
Toccando temi locali dal valore universale, attraverso la loro trasposizione nel campo delle arti visive, l’autore, fra congruenze e divergenze, ipotizza punti di permeabilità fra cronologie e codici espressivi distanti. In questo modo, tramite un serrato confronto con il passato e la relativa traduzione nei termini del proprio linguaggio, egli arriva, indirettamente, a toccare temi cogenti dell’attualità
Davide Silvioli
Una mostra site specific
Se l’inserimento del contemporaneo negli spazi museali – tanto più se musei archeologici – è sempre una sfida, anche quando,come in questo caso, con audacia e umiltà, si persegue, più che la provocazione, il fecondo dialogo tra reperti e opere, comunque decontestualizzati e ricontestualizzati, in funzione di una loro possibile traduzione nel presente, il “IV Millennio” di Fausto Segoni ha inteso ribaltarne le procedure, fino a condurre all’articolato intervento “site specific” articolato e complesso nella ricercata eterogeneità di linguaggi e materiali (pittura,disegno, scultura, grafica, installazione,ecc) che si snoda, come un nuovo percorso di “presa di coscienza”, tra i corridoi e le sale del Museo Archeologico di Terni. E dall’altro, interroghi invece il visitatore – così come ha interrogato l’artista in incipit e in exitus della sua inchiesta – su ciò che la cultura e il pensiero politico e i linguaggi dell’arte possono oggi investigare e dire intorno al complesso e ambiguo concetto di “identità” e di “popoli”.
Migrazioni, dunque. E identità. Multiple, inarrestabili e imprevedibili, pacifiche o violente, feconde sempre, le une e le altre, in ogni millennio, fino a questo IV Millennio.
Anna Cochetti
L’artista
Fausto Segoni inizia la sua attività da autodidatta intorno ai vent’anni, praticando una pittura figurativa ad olio veloce ed essenziale, materica e gestuale, divenuta, nel corso del tempo, di sempre maggior rigore formale (Gonfiatori di Palloni_, NextPlease_) e rarefatta (Costellazioni_), poi integrata da pratiche più ampliamente progettuali (Gonfiatori di palloni evo_, Costellazioni evo_, Migrazioni evo_) ed installative (Diesel Wall, Derive dei continenti), il tutto, da sempre, sotteso da una minuziosa attività fotografica.